Acqua

PFAS: FACCIAMO IL PUNTO

16 Marzo 2018

Durante l’inverno sono state diverse le novità sul caso dell’inquinamento dell’acqua da PFAS in Veneto, le sostanze perfluoroalchiliche riversate per moltissimi anni da impianti industriali, in primis Miteni spa, che sono arrivate ad interessare più di 20 Comuni nel vicentino, padovano e veronese.Nel mese di ottobre avevamo intervistato Piergiorgio Boscagin, Presidente del circolo Legambiente “Perla Blu” di Cologna Veneta, in seguito all’annuncio dei limiti proposti dalla Regione Veneto.A inizio febbraio la Direzione Prevenzione della Regione Veneto ha annunciato che l’area dove risulta un inquinamento da PFAS verrà ampliata. Entro aprile verranno definiti i Comuni che rientreranno nella zona rossa, l’area in cui la contaminazione interessa l’acqua potabile, e arancione, dove la contaminazione interessa “soltanto” l’acqua di falda usata in agricoltura e allevamento. Tutti i cittadini dai 14 ai 65 anni,residenti nei nuovi comuni coinvolti, saranno convocati per effettuare analisi gratuite volte a valutare la concentrazione di PFAS nel proprio sangue.

Il 5 febbraio scorso c’è stato un tavolo presso la Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell’Ambiente, a cui ha preso parte la Regione Veneto. Nell’incontro si è deciso di stanziare 80 milioni di euro alla Regione per la progettazione di un nuovo acquedotto, di tubi anti-PFAS, con l’obiettivo di far arrivare acqua pulita nei Comuni interessati delle province di Vicenza, Padova e Verona. Al tavolo, tuttavia, sono stati esclusi i sindaci dei Comuni coinvolti.

A sua volta, la Regione Veneto sta stanziando diversi fondi per la ricerca ai fini dell’abbattimento della concentrazione di PFAS: le Università di Verona e Padova, con il supporto di ARPAV, stanno studiando metodi rispettivamente microbiologici e chimico-industriali per diminuire il livello di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque.

Nell’ultimo periodo si è espressa la Commissione sulle Ecomafie della Camera dei Deputati, nella persona della Presidente Chiara Braga, a favore della bonifica del sito della Miteni, l’azienda che sarebbe la principale responsabile della contaminazione, secondo il principio “chi inquina paga”. Si sono mossi a tal proposito anche i comitati No-PFAS, manifestando sotto il Palazzo di Giustizia del Comune di Vicenza lo scorso 24 febbraio. Alla richiesta di chiusura dell’azienda, la Miteni risponde che una loro chiusura comporterebbe anche l’interruzione della bonifica dell’area interessata.

Secondo il chimico, dr. Davide Drusian, responsabile Miteni Ecologia e Coordinamento Sicurezza, la ditta attualmente sta procedendo ad effettuare dei carotaggi metro per metro di superficie, fino ad una profondità di 20 metri. Tali perforazioni consentiranno di conoscere meglio la morfologia dell’area; inoltre in alcuni mesi saranno resi disponibili anche i risultati delle più complesse analisi chimiche compiute da una società terza (non meglio nota), su un’area che sorge sugli stabilimenti ex Marzotto (la Rimar – Ricerche Marzotto, che per decenni ha prodotto Pfoa) ed ex Enichem.

Intanto, i valori di Pfas risultati dalle analisi effettuate gratuitamente dal laboratorio di Acque del Chiampo nel comune di Arzignano, sono entro i limiti, sia rispetto a quelli dell’Istituto Superiore di Sanità, che rispetto a quelli della Regione. Le analisi  hanno riguardato l’acqua distribuita a 40 utenze destinate a servizi di pubblica utilità tra cui scuole, scuole d’infanzia e asili nido, strutture ricreative per anziani, 13 impianti sportivi comunali e parrocchiali, impianti natatori, kartodromo e sede municipale.

Una nota di merito va alle Mamme No PFAS che il 6 marzo hanno ricevuto il premio a Roma “DONNE, PACE e AMBIENTE Wangari Maathai VII edizione indetto dall’associazione A SUD“.

In clima di elezioni politiche, circa 60 candidati hanno aderito alla campagna “Basta PFAS!”, in risposta ad un invito sotto forma di lettera e domande da parte di Legambiente Veneto.

Recentemente, la Regione Veneto ha annunciato, tramite un comunicato stampa, che verrà finanziato il progetto del Consorzio di bonifica Adige Euganeo per realizzare una condotta sotterranea alternativa al Fratta-Gorzone: un’opera irrigua indispensabile per assicurare acqua pulita ai campi e agli allevamenti delle terre contaminate dai Pfas.

Segnaliamo inoltre che è possibile PARTECIPARE ALLA DISCUSSIONE EUROPEA SUI LIMITI DEI PFAS NELL’ACQUA POTABILE: Greenpeace con tutto il Movimento NO PFAS, invitano a contribuire con le proprie osservazioni alla discussione sulla decisione dei limiti PFAS. Ogni cittadino europeo può farlo collegandosi a questo sito.

 Alessandra Pepe

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