Comunicati stampa

No alla Tav per una nuova mobilità

7 Novembre 2022

In questa nota riportiamo il nostro comunicato stampa sul progetto Tav/Tac.

Il circolo Legambiente Vicenza si unisce a quanti, associazioni, comitati o singoli, stanno in questo periodo manifestando la propria contrarietà al progetto definitivo Tav/Tac dello scorso agosto.


Molteplici sono le ragioni della nostra opposizione:
– Manca un progetto di mobilità sostenibile: una mobilità fatta di meno auto, più treni, più tram e ciclopedonalità, che possa fornire un servizio a quanti, lavoratori, studenti, cittadini, si spostano giornalmente per esigenze di lavoro, studio, vita (più del 90% sul totale dei viaggiatori, dal rapporto Pendolaria di Legambiente – febbraio 2022). Quello che serve è una mobilità ferroviaria in grado di tenere collegati tutti quei centri, sparsi nel territorio, di varie dimensioni, caratteristica prima del Veneto policentrico. Questa linea TAV/TAC, pensata più che altro per un’utenza business, non risponde a nessuna delle esigenze da noi elencata, ma si limita a correre in affiancamento alla linea storica senza alcuna relazione con essa. Per di più la città viene interessata da una serie di opere complementari che ancora una volta favoriscono la mobilità su auto privata.


– L’enorme impatto ambientale e sociale provocato dall’intervento: nuove strade, nuovi ponti, nuove rotatorie, 22 cantieri fra operativi e campo base per un totale di mq 347.804 di suolo occupato, un consumo d’acqua stimato in 9 milioni di metri cubi, lavorazioni in periodo diurno e notturno con superamento dei decibel previsti a tutela della salute, mq 950.000 di superficie da bonificare da ordigni bellici, ed un disagio sociale in previsione dell’abbattimento di alcuni edifici. Lo stravolgimento ed il cambiamento di una città senza apportare alcun miglioramento allo stato dei luoghi o alla qualità della vita dei suoi abitanti.


– I costi esorbitanti, che passando dallo studio di fattibilità al progetto preliminare e al definitivo sono lievitati da 804 a 1600 milioni di euro, e che, ad opera finita, probabilmente cresceranno ancora. Così, si sottraggono continuamente risorse ad interventi di cui c’è estremo bisogno, come il contrasto al cambiamento climatico, la riqualificazione urbana, la manutenzione del territorio, un trasporto pubblico attento alle esigenze dei pendolari, ed anche strutture scolastiche o sociosanitarie. E questo in considerazione del fatto che anche la Francia sembra propensa a rinunciare alla Torino-Lione.


– La mancanza di una partecipazione politica pubblica, cioè di tutta la comunità vicentina. La mera informazione e l’accesso ai dati progettuali, pur utili per una analisi del progetto, non possono essere in alcun modo considerati sufficienti né sostitutivi di un serio processo partecipativo.

Nulla di questo progetto ci sembra ragionevole.

Sosteniamo invece la necessità di una linea ferroviaria aggiuntiva alla storica, realizzata e gestita in modo totalmente diverso da questa, ed adeguata alla frammentazione urbanistica del nostro territorio. Una linea per lo sviluppo di un sistema metropolitano di superficie, veloce e frequente, di elevata capacità trasportistica, integrata con il trasporto pubblico urbano, dotata di binari interscambiabili con quelli del traffico locale e merci, fermate diffuse, grandi bicipark, nuove tratte e nuovi collegamenti anche verso i centri minori.
Sosteniamo inoltre la necessità di diverse politiche di contesto. Non basta la sola infrastruttura per lo sviluppo della mobilità ferroviaria, servono le scelte. Le nuove linee saranno vantaggiose per il territorio solo se saranno supportate dal miglioramento del trasporto pubblico urbano, se si farà crescere la ciclopedonalità, se si implementeranno nuovi servizi di mobilità condivisa come bike sharing, car sharing e servizi a chiamata. Si dovrà garantire inoltre una politica tariffaria che renda questi servizi accessibili e fruibili da tutti i cittadini.


Reimpostiamo la discussione. Quale servizio vogliamo pianificare per Vicenza e il Veneto da qui a 5, 10 o 20 anni?

Parliamo di...