Rifiuti

BIOSHOPPERS: FACCIAMO CHIAREZZA

11 Gennaio 2018

Il 2018 si è aperto con una novità importante, infatti dal 1 gennaio è entrata in vigore una nuova legge che impone l’utilizzo dei sacchetti biodegradabili per frutta, carne, pesce e affettati. Questa nuova normativa traspone la direttiva europea n° 720 del 2015 che ha lo scopo di:
1. ridurre l’impatto degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio sull’ambiente;
2. limitare la dispersione dei rifiuti costituiti da borse di plastica che si traducono in inquinamento ambientale e aggravano il problema dei rifiuti dispersi nei corpi idrici, minacciando gli ecosistemi acquatici di tutto il mondo.
La legge ha portato a numerose polemiche da parte dei consumatori e nel mondo della politica, tra cui quella relativa al costo dei sacchetti. L’obiettivo della normativa è quello di dare più consapevolezza e responsabilità al consumatore, rendendo trasparente il costo dei sacchetti che prima in apparenza era considerato gratuito.
Questi nuovi sacchetti a differenza di quelli precedenti in plastica, ottenuti quindi da fonti fossili, sono costituiti da Mater-bi composto da amido di mais e oli vegetali. Questo materiale è sia biodegradabile che compostabile e conforme alla legge EN13432.
Lo stesso consorzio italiano dei compostatori (Cic) afferma che i nuovi sacchetti sono compatibili con il sistema di raccolta rifiuti del territorio e quindi possono essere utilizzati per il contenimento dell’umido domestico. L’unico punto critico sono le etichette che andrebbero rese compostabili.
L’introduzione dei bioshopper avrà un impatto positivo sull’ambiente.

Secondo Legambiente la nuova legge italiana è più restrittiva rispetto alle altre europee, e questo deve essere un vanto per l’Italia nella battaglia contro l’inquinamento da plastica. Il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani ha affermato che “Il nostro Paese fino a sei anni fa era tra i maggiori consumatori in Europa di sacchetti di plastica, ma grazie alla legge del 2012 è stato possibile ridurre del 55% l’uso di shopper”.
Attualmente infatti si stima un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti di plastica solo in Europa, di cui la metà finisce in mare (dati dell’EPA- Environmental Protection Agency). Il tema delle plastiche è molto importante, L’EPA sostiene che un sacchetto di plastica impieghi dai 15 ai 1000 anni a degradarsi e intanto va a contaminare l’ecosistema. I sacchetti della spesa monouso sono tra i più dannosi proprio perchè usa e getta, quindi se ne usano molto più del necessario, e spesso vengono abbandonati finendo in fiumi, laghi e mari. Il problema principale è che molte specie non riconoscono la differenza tra gli organismi di cui si cibano e la plastica, ad esempio le tartarughe marine confondono i sacchetti per le meduse di cui si nutrono abitualmente.
Nel 2017 Orb Media un’organizzazione no-profit, specializzata in giornalismo d’inchiesta, ha analizzato diversi campioni d’acqua prelevati da varie città d’Europa, e il 72% risultava inquinata da fibre di plastica.
La sostituzione dei sacchetti ridurrà di 10 miliardi il consumo di quelli di plastica solo in Italia ( secondo Assobioplastiche) ma gli effetti del provvedimento non sono chiari. Infatti per evitare di pagare ogni singolo sacchetto i consumatori potrebbero preferire i prodotti già confezionati, andando così ad incrementare l’uso di plastica. Inoltre il pagamento del sacchetto avviene anche se si comprano prodotti sfusi provocando l’impiego eccessivo di etichette.
Purtroppo la questione dei sacchetti è stata gestita male fin dall’inizio dal Governo.
Oltre a non essere stata fatta un’adeguata formazione in merito per i cittadini, un’altra mancanza è stata quella di non mettere a disposizione delle buste riutilizzabili, come avviene in alcuni supermercati in Svizzera, dal momento che il ministero della salute ritiene che i sacchetti debbano essere usa e getta per motivi igienico-sanitari.
Malgrado questo, come afferma il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: «L’entrata in vigore della normativa ambientale sugli shopper ultraleggeri è un atto di civiltà ecologica che pone l’Italia all’avanguardia nel mondo nella protezione del territorio e del mare dall’inquinamento da plastiche e microplastiche».
Giulia DallePalle

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